mercoledì 20 febbraio 2019

Malati per l’azzardo, un gioco senza regole.














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 Febbraio 2019

“Arrivavo a perdere anche 7000 euro al giorno.
Avevo capito di essere un giocatore d’azzardo
 compulsivo perché non mi interessava più vincere,
volevo solo giocare.
 Non esisteva fermarsi, un ludopatico

 compulsivo che gioca di  anni non può fermarsi”.
Giuseppe ha solo 27 anni,
 ma già da molto tempo combatte contro questa
 dipendenza.
“Avrò perso circa 500mila euro. Per pagare i
debiti di gioco rubavo, vendevo
 gioielli, credo di aver venduto oltre 100mila euro d’oro,
 dilapidando tutto il patrimoniodella mia famiglia”.
In Italia, secondo i risultati dellostudio condotto
 dal CNR, circa 17 milioni di individu
i hanno giocato
 somme di denaro almeno una volta negli ultimi
 12 mesi e di questi oltre 5,5 milioni sono giovani

 adulti tra i 15 e i 34 anni. I risultati mostrano
 che poco meno
del 15% dei giocatori presenta un
 comportamento di gioco
 definibile a basso rischio, il 4% un
 comportamento
 a rischio moderato e l’2,4% un comportamento
di gioco problematico.
L’illusione di poter cambiare vita, fare
 soldi facili, dimenticare
 i problemi quotidiani, questo
 caratterizza l’esistenza parallela
del giocatore d’azzardo patologico.
Simone Feder psicologo e coordinatore
dell’associazione
“No slot” sostiene che “Molte persone
in cura presso
 la nostra associazione inizialmente avevano
 inciampato nell’azzardo,
 ma poi condizionate dall’offerta, soprattutto
 quella on line, ne sono
 rimaste dipendenti. L’età media si aggira fra
 30 e i 35 anni ed il rapporto
 uomo donna è di 4 a 1”.

La psicologa palermitana Emanuela Coppola esperta in psicoterapia
 prova a spiegare perché si gioca d’azzardo. “Siamo in un dialogo
costante col mondo. Il gioco d’azzardo risente inevitabilmente di una
 deriva culturale. È come se oggi desiderassimo di ottenere qualcosa con il
 minimo sforzo: la slot machine è l’espressione puntale di questo
 perché il suo utilizzo si basa su un comportamento automatico
 privo di uno sforzo cognitivo con l’illusione di raggiungere il massimo risultato”.
Questa malattia non solo logora la mente ma incide anche sui rapporti
 umani della persona: “C’è chi non mi ha più parlato, c’è chi mi assecondava –
ammette Giuseppe –  ci sono amicizie che ho perso a causa del gioco
. Ho perso anche una ragazza. È davvero devastante.
Ti ritrovi solo senza neanche accorgertene”
L’associazione “No slot”, spiega Feder, “Ha fatto migliaia
di incontri nelle scuole e c’è un dato che spaventa: quasi il 10%
 di minori dichiara che in famiglia almeno una persona
 gioca d’azzardo tutti i giorni”.
Secondo Coppola, la caratteristica che rende complicata l’emersione
di questa difficoltà è l’inaridimento delle possibilità esistenziali:
“Si tratta di persone che non hanno una realizzazione personale,
 amorosa, professionale. Una desertificazione dell’orizzonte
 delle possibilità a cui si cerca di far fronte capovolgendo la propria
 condizione esistenziale in un ideale di guadagno”.
I dati raccolti da “No slot” confermano che su 100 giocatori
 patologici presi in cura 95 lo sono di slot machine e video poker,
 i restanti 5 si dividono tra gratta e vinci, video lottery e scommesse.

Giuseppe continua a giocare, nonostante abbia partecipato a programmi
 di recupero, nonostante le innumerevoli perdite. “Sto seguendo una cura
 da una psicologa esperta in dipendenze da gioco d’azzardo, ma ha capito
 che con me è dura perché io non le lascio input a cui aggrapparsi. Non faccio
 nulla. Io credo che se dentro di te non ci sia una decisione talmente forte da
 convincerti di voler cambiare, si può fare di tutto ma non si smetterà mai”.
Non a caso, come dice Coppola, “una delle caratteristiche del
 giocatore d’azzardo patologico è l’idea di potercela fare da solo.
Una sorta di svuotamento della centralità delle relazioni.
La persona che soffre di una dipendenza ritiene di poter bastare a
 sé stesso e di risolvere autonomamente il proprio disagio emotivo e comportamentale”.
Dall’ossessione alla patologia il passo è breve e gli effetti non sono solo
 psicologici: tra video lottery, cavalli, scommesse sportive, casino online,
la discesa verso l’abisso è rapida e avviene davanti agli occhi impotenti dei
familiari che si accorgono della metamorfosi senza sapere come intervenire:
“I miei genitori sanno perfettamente che gioco, che sono in cura, che non sto
 riuscendo a smettere di giocare e sanno ogni mio episodio di compulsione
 ma solo quando questo si è già verificato”.
Nella “Casa del giovane”, il centro medico per dipendenze di Pavia da cui
è partito il progetto “No slot”, ci sono tre gruppi di ascolto – spiega Feder –
“Che ogni settimana si riuniscono: sono circa 50 persone con i rispettivi familiari.
 Si creano modelli di ascolto e percorsi personali con supporto psicologico, ma è
fondamentale la presenza del familiare accanto al dipendente. Non c’è terapia per
 noi se non c’è il familiare accanto”.
 internet si è raccolto più di 1 miliardo di euro, solo il 5% del gioco distribuito sul territorio.
Quella dell’azzardo è un’industria basata sulla patologia, solo nel 2017 l’AAMS
ha raccolto giocate per un importo superiore a 100 miliardi di euro, una crescita
 senza paragoni in Europa, un settore che non conosce crisi. Nel 2016 dalle piattaforme
“Mai nessuna droga aveva toccato gli anziani. L’azzardo ce l’ha fatta” commenta Feder,
 che poi aggiunge: “L’azzardo non produce ricchezza ma se la porta via. Oggi
i ragazzini a 12 anni hanno già grattato un gratta e vinci o schiacciato un tasto di quelle
diaboliche macchinette”.
Una malattia fruttuosa per l’industria del gioco se si pensa che il gettito complessivo
del settore deriva proprio dai giocatori patologici per una percentuale che arriva anche
 al 60%. In Italia le videoslot sono quasi 400mila e nel 2018 si è registrato un boom
 di richieste di installazione. Una contraddizione per uno Stato che dice di voler
 combattere la ludopatia, ma che al contempo non ha mai attuato il “piano Balduzzi”
 del 2012 che prevede distanze minime delle sale da scuole, ospedali e chiese e che non
 ha mai riordinato il settore con una legge specifica.

Secondo Feder “Vero è che manca una legge nazionale di riordino, ma in Sardegna
e Lombardia alcune leggi regionali hanno permesso a molti comuni di redigere ordinanze
 per arginare il gioco d’azzardo, portando alla chiusura delle slot e dei video poker in
 determinate fasce orarie della giornata. Inoltre è stata limitata l’apertura di nuove sale e
 l’installazione di nuove slot che non rispettavano le distanze minime dai luoghi sensibili”.


Tra i giocatori c’è chi si accorge di aver toccato il fondo e cerca di uscirne.
Il Ser.T. e le Usl organizzano gruppi di mutuo aiuto e assistenza psicologica
 e psichiatrica. In queste strutture si partecipa a colloqui motivazionali e valutativi
 affinchè l’equipe medica stabilisca il trattamento medico da applicare.
Fra i membri della famiglia viene nominato un tutor col compito di monitorare
il soggetto relativamente alla gestione del denaro. Spesso familiari e ludopatici
 si mettono insieme, spontaneamente, per vincere la battaglia, anche se poi non
si può parlare mai di una vera vittoria.
“Ognuno di noi puoi diventare un giocatore compulsivo. Quello che posso
consigliare a chi ha il mio stesso problema è staccare del tutto con il gioco,
 andare in un centro specializzato, capire quanto rovini la vita il gioco compulsivo,
 quanto ti faccia restare indietro, quanto ti può trasformare fino a non riconoscerti più”.
I GIOCATORI SONO CRETINI

A CASTELVERDE SUPERATI I 2 MILIONI DI EURO

POLITICI  PER UNA VOLTA UNITEVI CONTRO LE SLOT





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