Papa a Camerino. «Scommettete sulla speranza»
"Le promesse non finiscano nel dimenticatoio", dice il Pontefice, che visita la città terremotata ed entra nelle casette prefabbricate dove vivono le famiglie sfollate. L'incontro finale è con i bambini della prima comunione
"Ricordare, riparare, ricostruire". E bisogna farlo "insieme". Per non mandare nel "dimenticatoio le promesse". Sono le parole che papa Francesco consegna alle autorità nazionali e locali e alla popolazione di Camerino (e di tutte le zone terremotate del centro Italia) durante la sua visita nella cittadina marchigiana, colpita dal sisma dell'ottobre 2016. Insieme a straordinari gesti di affetto, nella tappa alla casette provvisorie che accolgono le famiglie terremotate. Francesco abbraccia e si fa abbracciare, consola i nonni e bacia i bambini, si concede per gli immancabili selfie, scherza ("Vado avanti prima che arrivi la polizia"), assaggia i dolcetti che gli offrono, ma soprattutto incoraggia. "Scommettete sulla speranza", dice a un giovane che lo accoglie con la maglietta della Associazione "Io non crollo". Ed è forse la frase simbolo di questa visita che si svolge nel giro di poche ore, ma per le popolazioni colpite è come una gigantesca iniezione di fiducia.
Il terremoto delle promesse. Non ignora, il Vescovo di Roma, la situazione di stallo. Il pericolo, avverte, è quello di un lento ma inesorabile oblio: "Sono passati quasi tre anni e il rischio è che, dopo il primo coinvolgimento emotivo e mediatico, l’attenzione cali e le promesse vadano a finire nel dimenticatoio, aumentando la frustrazione di chi vede il territorio spopolarsi sempre di più. Il Signore invece spinge a ricordare, riparare, ricostruire, e a farlo insieme, senza mai dimenticare chi soffre". Gli fa eco più tardi nel suo saluto l'arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, Francesco Massara, parlando di "terremoto delle promesse", seguito a quello vero, perché sottolinea "la ricostruzione si è lasciata ingabbiare dai lacci della burocrazia, generando sentimenti di sconforto e delusione soprattutto tra le nuove generazioni che si vedono inesorabilmente derubate del loro futuro". Ma entrambi, Papa e arcivescovo, guardano avanti con speranza. E Francesco in particolare, in ogni incontro invita a non lasciarsi abbattere. Il messaggio raggiunge il suo culmine soprattutto nell'omelia della Messa celebrata in Piazza Cavour, sotto lo sguardo della statua di Sisto V (papa dal 1585 al 1590 e all'epoca protettore della città). Una piazza per l'occasione tornata a ripopolarsi, mentre di solito tutto il centro è considerato zona rossa e dunque vuoto. Davanti ai 1200 fedeli ammessi nello spazio tra gli edifici ancora tutti imbragati e puntellati (compreso il Duomo nel quale, prima della celebrazione papa Bergoglio compie una breve visita) Francesco parla di speranza, di vicinanza, di ricordo. E' un'omelia di grande tensione spirituale, ma al tempo stesso molto concreta, perché la gente di questa parte dell'Italia, così duramente colpita dal sisma e dalle difficoltà della ricostruzione, ci si può ritrovare in pieno. Parte dal Salmo 8, il Papa. "Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi? Mi sono venute in mente queste parole pensando a voi - esordisce -. Di fronte a quello che avete visto e sofferto, di fronte a case crollate e a edifici ridotti in macerie, viene questa domanda: che cosa è mai l’uomo? Che cos’è, se quello che innalza può crollare in un attimo? Che cos’è, se la sua speranza può finire in polvere?". La prima certezza, dunque, deve essere questa. Dio non dimentica. "Mentre quaggiù troppe cose si dimenticano in fretta, Dio non ci lascia nel dimenticatoio. Nessuno è disprezzabile ai suoi occhi, ciascuno ha per Lui un valore infinito: siamo piccoli sotto al cielo e impotenti quando la terra trema, ma per Dio siamo più preziosi di qualsiasi cosa".
Per questo il Pontefice invita a fidarsi di Dio, cancellando i cattivi ricordi che ci fanno "rivangare quel peggio che sembra non avere mai fine" ed esorta ad affidarsi allo Spirito Santo, "il ricostruttore della speranza". Ma non quella umana, aggiunge, che è "fuggevole", "con la data di scadenza" e "fatta di ingredienti terreni, che prima o poi vanno a male". "Quella dello Spirito è una speranza a lunga conservazione. Non scade, perché si basa sulla fedeltà di Dio. La speranza dello Spirito non è nemmeno ottimismo. Nasce più in profondità, riaccende in fondo al cuore la certezza di essere preziosi perché amati. Infonde la fiducia di non essere soli". Lo Spirito dunque, prosegue Francesco, "viene a darci forza, a incoraggiarci, a sostenere i pesi. Infatti è specialista nel risuscitare, nel risollevare, nel ricostruire. Ci vuole più forza per riparare che per costruire, per ricominciare che per iniziare, per riconciliarsi che per andare d’accordo. Questa è la forza che Dio ci dà. Perciò chi si avvicina a Dio non si abbatte, va avanti: ricomincia, riprova, ricostruisce". Infine conclude: "Cari fratelli e sorelle, sono venuto oggi per starvi vicino; sono qui a pregare con voi Dio che si ricorda di noi, perché nessuno si scordi di chi è in difficoltà. Prego il Dio della speranza, perché ciò che è instabile in terra non faccia vacillare la certezza che abbiamo dentro". Durante l'offertorio vengono portati all'altare alcuni doni. Un disegno con le impronte delle manine dei bambini dell’asilo, simbolo dei bimbi di tutto il territorio colpito dal terremoto; il disegno di una studentessa universitaria che rappresenta la visita del Papa in tutte le piazze dei Paesi colpiti dal sisma e che sottolinea la forza di Camerino città universitaria; l’immagine della Madonna dipinta da una bambina, una icona di San Giuseppe
realizzata da suor Gina Masi e la statuetta di Cristo risorto dalle macerie scolpita da Nazareno Rocchetti.
realizzata da suor Gina Masi e la statuetta di Cristo risorto dalle macerie scolpita da Nazareno Rocchetti.
La visita alle famiglie terremotate. L'arrivo, le frasi, i gesti di Francesco rafforzano sicuramente questa certezza. Soprattutto nelle famiglie dei terremotati ancora ospitati nelle nelle cosiddette strutture abitative emergenziali in località Cortine (poco più a valle della zona storica). In pratica container e prefabbricati. Non è un caso, infatti, che la visita prenda il via proprio da lì. La prima delle tappe del Papa, appena sceso dall'elicottero proveniente da Roma e atterrato alle 8,35 nel centro sportivo dell'Università, è per loro, che lo accolgono con grande affetto ed entusiasmo, ma anche con striscioni che sottolineano la situazione "dormiente" del post-sisma. "Ricostruzione assente, fondi sisma ai terremotati", dice uno dei più significativi. Francesco, sempre accompagnato dall'arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, Francesco Massara, entra in sei casette, come un nonno, uno di famiglia. La prima delle signore che lo accolgono gli offre un dolcetto, il Papa tenta di rifiutare, dicendo che ha già fatto colazione, ma lei insiste: "Almeno uno per farmi contenta". E Francesco la esaudisce. Ma prima di mettere in bocca il pasticcino scherza: "Ma è avvelenato?". Per tutta risposta la signora mangia lei stessa un dolce. Poi è la volta di un anziano che ha perso la moglie. "I miei figli vivono a Roma, stanno vicini a lei", dice al Papa. Poi si commuove e il Pontefice lo rincuora. "Tante belle cose, auguri", lo saluta il nonnino. Proprio come se fosse un amico di sempre.
Si passa a una famiglia giovane. Hanno anche cane, Il Papa chiede come si chiama. La bestiola scondinzola contenta, mentre i suoi proprietari chiedono una benedizione particolare e poi un selfie. Accordati entrambi. Ancora due coniugi anziani ("La sua visita è il più bel dono che la vita ci ha fatto", dice la donna), quindi una nonnina di 92 anni alla quale il Papa augura di arrivare fino a 100 e ancora le immancabili foto ricordo. Francesco Sforza, il fotografo ufficiale al seguito del Pontefice, deve fare gli straordinari, usando anche i cellulari che gli porgono. Emozione, ma anche sorrisi e battute. Un'altra anziana, in carrozzella, saluta così l'illustre ospite: "Che bello, oggi la vediamo di persona e non in televisione". "Adesso la televisione è venuta qui", risponde il Pontefice, indicando i cameraman che lo seguono. "Grazie della vostra cordialità".
L'abbraccio con i terremotati prosegue anche nel giardino davanti alle casette. C'è un microfono e il Papa ne approfitta per scusarsi di non aver potuto visitare tutti. "Ma sono vicino a ognuno di voi e prego perché questa situazione si risolva il più presto possibile". Infine il saluto ad uno ad uno alle persone oltre le transenne.
La visita in Cattedrale. In auto, poi, Francesco raggiunge piazza Cavour e prima di indossare i paramenti liturgici per la celebrazione eucaristica, entra nel Duomo ferito. I vigili del fuoco gli danno un casco bianco con la scritta "Francesco" e lui se lo mette in testa. Poi va a deporre un mazzo di fiori ai piedi della statua della Madonna che stava di fianco all'altare maggiore e alla quale il sisma ha mozzato la testa e le braccia. Quindi, poco prima della Messa, saluta nel chiostro del palazzo arcivescovile.
All'Angelus il Papa sottolinea di seguire "con preoccupazione l’acuirsi delle tensioni nel Golfo Persico" e auspica che si possano "risolvere i essi problemi e conflitti in Medio Oriente", rivolgendo "un accorato appello alla comunità internazionale" affinché metta in atto "ogni sforzo per favorire
il dialogo e la pace". Un appello anche per i rifugiati, di cui si celebra la Giornata mondiale. "Le nostre comunità ecclesiali e civili siano loro vicine e attente alle loro necessità e alle loro sofferenze.
il dialogo e la pace". Un appello anche per i rifugiati, di cui si celebra la Giornata mondiale. "Le nostre comunità ecclesiali e civili siano loro vicine e attente alle loro necessità e alle loro sofferenze.
Nel pomeriggio, dopo il pranzo con i sacerdoti, il Papa ha incontrati 200 bambini della prima comunione, con i loro genitori e catechisti, per un totale di 760 persone nella Palestra del Centro Sportivo dell’Università di Camerino, ultimo momento della visita alle zone terremotate prima del rientro in Vaticano. "Il Santo Padre ha voluto aggiungere questo incontro al programma iniziale - ha fatto saper il direttore ad interim della Sala Stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti - dopo che in una recente visita in Vaticano monsignor Massara aveva mostrato al Papa le lettere scritte dai bambini delle zone terremotate. Con questo incontro, assieme ai bambini della Prima Comunione, papa Francesco vuole abbracciare idealmente tutti i bambini e i giovani del territorio colpito dal sisma".
L'elicottero papale decolla poco prima delle 14,30 e sulla via del rientro a Roma, sorvola San Severino Marche, seconda città della diocesi, alla quale Francesco aveva anche rivolto un saluto e un pensiero all'Angelus.
http://la-cascinetta-onlus.over-blog.com/
L’amara sentenza di Andrea Camilleri: “Gli italiani? Solo calcio e Sanremo”
Andrea Camilleri, ospite del programma ‘Che ci faccio qui’, ribadisce alcuni concetti fondamentali sul nostro Paese e sulla politica italiana.
ANDREA CAMILLERI: L’IMPEGNO POLITICO
Uno degli obiettivi di Domenico Iannacone all’interno della sua striscia quotidiana di Che ci faccio qui, è senza dubbio quello di far conoscere al pubblico qualche lato più oscuro e nascosto del personaggio Andrea Camilleri. Dopotutto, sul Commissario Montalbano oramai sappiamo davvero tutto, essendo stato spremuto a dovere dagli avidi lettori e dalle innumerevoli puntate a lui dedicate. Ben più interessante, invece, è notare come lo scrittore siciliano sia invece ancora impregnato di fervente amore per la politica e si accalori ancora su determinati temi. Intervistato da Repubblica, Andrea Camilleri ha infatti pesantemente insultato il ministro Matteo Salvini per alcune sue recenti dichiarazioni: “Salvini non conosce nemmeno il senso della parola ideale, è solo un povero ignorante e io a 93 anni fremo sinceramente di rabbia per le parole che ha detto. In un colpo solo ha offeso sia fascisti che comunisti dicendo che la nostra Costituzione è nata da una rissa tra fascisti e comunisti; i fascisti lottavano per un’idea, che poi si dimostrò sbagliata, ma a cui loro credevano. Così come i comunisti.”
L’ITALIANO MEDIO
Ma il ministro Matteo Salvini non è l’unico a cadere vittima della furia di Andrea Camilleri, che, liberato dal peso dell’età si sente oramai libero di dire praticamente qualsiasi cosa voglia. A cadere nel mirino del famoso scrittore dei racconti di Montalbano sono anche gli italiani stessi nella loro globalità. Ecco cosa ha ribadito il famoso scrittore sempre sulle pagine di Repubblica: “Gli italiani come popolo, purtroppo, sono totalmente privi di qualsiasi memoria storica. Totalmente. Le uniche cose che ricordano davvero bene sono i vari Festival di Sanremo e le partite di calcio. Stop. Per tutto il resto c’è una preoccupante assenza di memoria.” Un attacco duro, dunque, quello di Andrea Camilleri che però, a ben vedere, ricalca esattamente quelle che erano state le parole di un altro grande intellettuale nostrano come Indro Montanelli, che aveva detto esattamente le stesse cose. L’idea dunque che l’italiano abbia poca memoria storica è ben presente e radicata negli intellettuali, dunque, che ne sottolineano le amnesie per le cose davvero importanti. A malincuore si deve purtroppo ammettere che vi è più che un fondo di verità in queste dichiarazioni.
Migranti,
opposizioni all'attacco
dopo le rivelazioni di Repubblica:
"È il fallimento della politica di Salvini"
"L'inchiesta di Tonia Mastrobuoni su Repubblica svela il fallimento della politica di Salvini sui trasferimenti dei profughi". È del Pd la prima reazione allo scoop di Repubblica, sul trasferimento in Italia dei cosiddetti dublinanti cioè i profughi che secondo le contestate regole Ue prevedono il ritorno degli immigranti nei Paesi di primo approdo. L'attacco su Twitter arriva dal deputato Pd Filippo Sensi che scrive anche: "Aumentano vertiginosamente i trasferimenti in aereo in Italia, dati alla mano. Ai proclami e alla faccia feroce del ministro degli Interni non corrispondono i fatti. Saldo negativo pesante sul quale dovrà venire in Parlamento a rispondere".
In sei mesi la Germania - racconta Mastrobuoni nella sua inchiesta - ha mandato in Italia quasi 1.200 profughi via aereo. Trasferimenti che avvengono a ritmo regolare: sono stati 1.114 solo tra novembre e marzo. L'inchiesta fa emergere anche le accuse nei confronti dei metodi utilizzati da Berlino nei confronti dei migranti: "Legati e sedati. Chi si oppone al trasferimento dopo un po' è seduto in aereo addormentato", dicono diversi testimoni. Con il passare delle ore le reazioni si moltiplicano anche da parte di esponenti politici non ostili al ministro dell'Interno. La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, attacca innanzitutto Merkel: "La Germania aumenta i rimpatri degli immigrati clandestini. Come? Li sedano, li ammanettano e li spediscono in Italia. Ecco la strategia dell'idolo degli europeisti Angela Merkel: scaricare il problema sicurezza e immigrazione della Germania sulla nostra Nazione". Poi chiama in causa il governo: "Si faccia rispettare in Europa! La soluzione è non far arrivare i clandestini in Italia con un blocco navale europeo, cosa aspetta l'Italia a chiederlo?".
"Invece di combattere una guerra ai mulini a vento sul deficit, il governo avrebbe dovuto fare pressioni per modificare il regolamento di Dublino grazie al quale la Germania ci ha restituito via aereo, come Paese di primo approdo, 1200 immigrati definiti appunto 'dublinanti'", dice Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.
E il senatore azzurro Francesco Giro: "Lo scoop di Repubblica fa venire i brividi. Il quotidiano ci rivela che il governo tedesco della Merkel, obbediente alle regole insensate dell'accordo di Dublino, spedisce in Italia immigrati entrati clandestinamente in Germania, ma giunti in Italia come paese di primo approdo. Il sistema tedesco è violento e ci riporta indietro alle tragedie del secolo scorso. Gli immigrati, se si ribellano, vengono gettati a terra dai poliziotti tedeschi immobilizzati, ammanettati e sedati e condotti negli aerei storditi. È un vero schifo. Salvini deve reagire e immagino reagirà con furore". E Osvaldo Napoli, sempre Forza Italia: "Mi rifiuto di credere che il governo gialloverde abbia appreso la notizia solo stamattina, leggendo Repubblica". E avanza un sospetto: "C'è stato un altro governo italiano che negoziò un po' di flessibilità con l'Europa in cambio dell'accoglienza di migliaia di immigrati. Non voglio credere che quella storia si stia ripetendo".
Nessun commento:
Posta un commento